1. ANNO 2020? L'ERRORE DI DIONIGI IL PICCOLO

Dionigi è stato un devoto monaco cattolico di origine sciita. Nato tra il V e il Vi secolo, in quella che è l'attuale Dobrugia, località ubicata tra il Danubio e il Mar Nero, egli si trasferì a Roma verso il 500. Teologo, biblista, astronomo, e matematico, si faceva chiamare Dionigi l'Esiguo (exiguus) o Piccolo, sembra  per una questione di umiltà. Si racconta che parlasse con scioltezza sia il greco che il latino, e che potesse leggere un libro in entrambe le lingue, traducendolo in simultanea, così come ci tramanda un suo contemporaneo, lo storico romano Cassidoro. Anche se dell'inventore del "moderno" calendario, non conosciamo né la data di nascita, né quella di morte, è stato proprio lui ad escogitare un nuovo modo per computare degli anni. Nel 532 dell'era cristiana, egli propose di abbandonare il calcolo del tempo a partire dall'ascesa di Diocleziano avvenuta nel 284, per contare gli anni diversamente, ovvero dalla nascita di Gesù. E ciò non accadde senza motivo. Bisogna sapere che ai suoi tempi, le discrepanze fra le date stabilite per la celebrazione della Pasqua, intercorrenti tra la chiesa latina e quella bizantina, divennero un grosso problema, nel quale motivi politici e religiosi si mescolavano. Per questo motivo, nel 525, Bonifacio, primo dignitario dei notai pontifici, domandò a Dionigi di porre rimedio all'annosa vicenda. Tuttavia, egli commise un famoso errore: datò l’anno della nascita di Gesù nel 754 dalla fondazione di Roma, facendolo coincidere con l’1 d.C. Ricordando che all’epoca non esisteva l’anno zero, Gesù sarebbe nato l’anno precedente, nell’ anno 1 avanti Cristo. Ma ciò non sarebbe stato possibile, in quanto Erode era scomparso già nel 750 dalla fondazione di Roma, ovvero nel 4 avanti Cristo. Per questo motivo, tenendo presente che Erode ordina la strage degli innocenti, indicando di uccidere i bambini al di sotto dei due anni, è ragionevole concludere che Gesù potesse essere stato coetaneo di tali bambini. Questo porterebbe a ritenere che la sua nascita, potesse essere avvenuta tra verso il 6 a.C .

2. AMAZING GRACE: L'INNO DELLA TRADIZIONE PROTESTANTE

L'inno della tradizione protestante dal titolo "Amazing Grace", da sempre associato alla comunità afro-americana, è stata scritta da un mercante di schiavi, John Newton, che lo compose come cantico di ringraziamento a Dio per la sua "conversione". Newton era nato a Londra nel 1725 da una madre puritana, morta quando lui aveva 7 anni, e un padre molto severo, capitano di mare. A 11 anni, John seguì il padre sulle navi e trascorse l'adolescenza nella Marina Britannica, abbandonandosi molto spesso al vizio dell'alcol. Dopo aver tentato di disertare, fu preso a frustate e venne ridotto al grado di marinaio comune. Nel frattempo, Newton cominciò a perdere la fede e ad assumere comportamenti sempre più irriverenti. Nel corso di un conflitto con un mercante di schiavi, tale Amos Clowe, quest'ultimo lo affidò a sua moglie, la principessa africana Peye, che lo inserì tra i suoi servi. Successivamente, intorno alla seconda metà del Settecento, John Newton riuscì a smarcarsi dalla propria condizione servile, intraprendendo la carriera di capitano di imbarcazioni negriere.

 

LA CONVERSIONE

 

Dopo il matrimonio con Mary Catlett, cominciò a riavvicinarsi alla fede, obbligando anche i marinai a pregare tutte le sere. Durante un viaggio di ritorno, nei pressi delle coste irlandesi, la nave fu travolta da una terribile tempesta e Newton cominciò a pregare. All'improvviso la nave riuscì a raggiungere la costa e a mettere tutto l'equipaggio in salvo. L'uomo interpretò lo scampato pericolo dal naufragio, come un segnale di Dio. Così pensò di convertirsi seriamente al cristianesimo. Tuttavia, la conversione non avvenne all'improvviso: Newton continuava ad esercitare la tratta di esseri umani e, per quanto si adoperasse per rendere meno pesanti le condizioni degli schiavi, il disagio che provava nel continuare con quella professione era insopportabile. Quindi, decide di lasciare tutto per diventare ispettore del porto a Liverpool, ma nel suo cuore iniziava ad emergere una nuova chiamata, relativa al ministero pastorale.

 

LA VOCAZIONE AL MINISTERO

 

Col tempo, divenne pastore della Chiesa Evangelica di Olney, guadagnandosi immediatamente l'affetto e la stima di tutti i fedeli. In quel periodo, cominciò anche a scrivere opuscoli e inni sulle condizioni degli schiavi, frutto della sua diretta esperienza. Ciò lo fecero diventare molto popolare. Tra questi canti, vi era anche "Amazing Grace", diventato uno degli inni cristiani più popolari di sempre. Nei suoi sermoni e nei suoi scritti egli non nascondeva il suo passato, alla luce della successiva conversione. Sulla sua lapide volle che fossero incise queste parole: "John Newton, ecclesiastico, un tempo un infedele e un libertino, servo degli schiavisti in Africa; fu, per grazia del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, conservato, redento, perdonato e inviato a predicare quella Fede che aveva cercato di distruggere". John Newton morì nel 1807, nello stesso anno in cui fu abolita la tratta degli schiavi in tutti i domini inglesi.

3. CULTO DI RINNOVAMENTO DEL PATTO

 

Era l’11 agosto 1755, quando per la prima volta venne celebrato il culto di Rinnovamento del Patto a Londra, nella Chiesa Evangelica di del quartiere di Spitalfields, alla presenza di 1800 persone. Il successo fu tale, che l'evento divenne una annuale consuetudine, tanto che John Wesley nel suo diario personale,la definì come “una occasione da cui sgorgano benedizioni”.

Anche se la ricorrenza divenne una caratteristica del Metodismo, la sua origine risale al 1663 quando Richard Alleine, componente del movimento puritano ( dalle cui fila si ramificarono i Battisti e i Metodisti) pensò di farne una occasione speciale di riconsacrazione. Non è errato ipotizzare che Aliene possa essersi ispirato alle tante vicende dell'Antico Testamento, in seguito alle quali piu' volte gli Ebrei si riconsacrarono al Signore, dopo un periodo di rilassatezza spirituale.

Ma di che cosa tratta questa consuetudine? Essa ha una radice biblica e nel libro del profeta Geremia il contenuto del patto viene riassunto nell’affermazione: «Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (31:33). La Bibbia menziona in varie occasioni un patto tra Dio e l’essere umano: da Noè ad Abramo, da Mosè Davide fino a quello eterno (berit olam), stabilito col re Davide. Ed infine per mezzo di Gesù Cristo, il patto viene esteso all’umanità intera.

In ogni caso, è sempre Dio che sceglie la controparte del patto e che vi si impegna in prima battuta. L’essere umano è chiamato a rispondervi, sebbene non sia una controparte simmetrica rispetto all’Eterno.

Nella seconda metà del ‘700, in una società gerarchicamente rigida, celebrare un culto che avesse al centro una tale idea di Patto non era questione di poco conto: illustrava chiaramente l’assunto teologico per cui se la salvezza è per grazia di Dio, nel piano divino l’essere umano, qualunque essere umano, è chiamato a fare la sua parte nel farsi strumento fedele e fiducioso. L’essere umano ha responsabilità nei confronti di Dio e del prossimo per cui non vive la propria fede passivamente. In tal senso, nemmeno la struttura della società può essere accolta acriticamente, perché deve essere compresa alla luce del Patto e nell’orizzonte del Regno di Dio.

Come spiega Giosuè al popolo d’Israele (Giosuè 24: 23), accettare di entrare in tale relazione con Dio significa fare una scelta di campo che tocca tutta l’esistenza dell’uomo. Nel patto, Dio offre promesse di prosperità all’umanità e al popolo d’Israele (discendenza, terra), ma le benedizioni sono frutto della fiducia incondizionata in Dio (Genesi 22:16-18) e dell’obbedienza ai suoi comandamenti (Deuteronomio 9:9 e successivi), tanto che le tavole di pietra su cui vennero scritti vengono denominate “tavole dell’Alleanza o del Patto”.

 

A noi la benedizione di rispondere alla chiamata, sempre e comunque, ogni giorno della nostra vita.